Il principe del deserto film

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Il principe del deserto film

Il principe del deserto film

Il principe del deserto film è  tratto dal romanzo ” La sete nera” del 1970, ambientato negli ’30, boom dell’oro nero. Lo avevo tenuto da parte convinta che fosse pesante, soprattutto per l’ambientazione dell’anno e della storia, ma guardando le prime scene, mi sono ricreduta e l’ho seguito con molta attenzione, trepidazione e senza annoiarmi.

TRAMA  : Il principe del deserto film
Racconta la storia di un emiro e di un sultano, in continua lotta a causa della rivendicazione di un pezzo di terra nel deserto : “La striscia gialla”; per mantenere la pace l’emiro tiene in ostaggio e cresce i due figli del sultano affinchè lui non gli possa fare guerra. Ad un certo punto arrivano gli occidentali e scoprono il petrolio proprio nel pezzo di terra, che per accordo non doveva essere rivendicata da nessuno, ma l’emiro spezza il patto e inizia ad arricchirsi. L’unico figlio del sultano rimasto in vita con l’emiro è combattuto fra il padre idealista e conservatorio e il suocero liberale e moderno ( sposa la figlia).
Da bibliotecaio, lo vediamo vestire i panni di un vero proprio principe il quale capeggia e unisce tutte le tribu’. Il resto lo lascio in suspense.

CONSIDERAZIONI PERSONALI 
Forse nella piccola trama che vi ho presentato, potrebbe sembrare noioso, ma vi assicuro che è ben strutturato, non è pesante, le scene non sono lunghe, i dialoghi comprensibili. Inoltre mostrano appunto la cultura di questi popoli islamici: non accettavano la medicina, la ricchezza materiale, per il divorzio bastava che pronunciassero tre parole ad alta voce; ho visto tante piccole sfumature che
non conoscevo. Unico aspetto stonato sono i colori del film: tutto si concentra nel deserto, perciò immense zone gialle; questo colore è predominante e mi ha fatto male agli occhi per un po’.
Il principe, Audan, lo vediamo trasformarsi in un’abile combattente e nello stesso tempo diplomatico, arte che ha imparato sui libri , ma tutti lo avevano sottovalutato.
Un islamico che combatte non per la religione finalmente, ma per degli ideali, perchè ha preso una decisione: conquisto tutto, unisco i regni, un solo capo,  niente piu’ litigi territoriali, vuole mettere ordine ed equilibrio.
Eppure conosciamo tutti la famosa attività litigiosa degli orientali in materia territoriale.
Mi è sembrata piuttosto una favola antica restaurata in chiave moderna.
Diciamo che è la storia della nascita di una nazione araba che si ritova arricchita dalla scoperta del petrolio; ma per non appesantire il film, hanno creato questo diversivo.
Vi sono menzionati dialoghi di saggezza, di retorica e soprattutto di realtà: l’emiro è consapevole dell’arretratezza del proprio popolo e lo vuole arricchire con il petrolio: costruendo pozzi, scuole, ospedali, dall’altra il sultano che non accetta tutto questo per un antico patto sulla striscia gialla e perchè il denaro non ha nessun valore.Tali idee contrastanti ti confondono, entrambi hanno le loro ragioni, ideali e spiegazioni nell’atteggiamento che portano e percio’ ti ritrovi a volte a chiederti: ma chi ha ragione? La risposta ti viene naturale, perchè il progresso è sintomo anche di longevità.
Le star europee Antonio Banderas e Mark Strong sono i due sultani arabi;
Audan è il magnifico e bello Tahar Rahim, interprete del “il profeta”, l’attore che considero bello senz’anima, perchè ha uno sguardo che non riesci a decifrare, non sei in grado di percepire qualcosa guardandolo negli occhi cupi e neri; si dice che gli occhi sono lo specchio dell’anima ecco perchè penso questo.
Un bravo attore che riesce a interpretrare questi ruoli enigmatici, misteriosi e anche seri, con il faccino da bravo ragazzo.
La pellicola è francese e questo si nota; io amo in genere tali pellicole, esempio tutti i film di Jean REanux!
L’autore mette in evidenza molte questioni, come la modernità che irrompe nel mondo orientale, spezzando equilibri e sicurezza di una mentalità prettamente chiusa dentro gli schemi religiosi, anche se credo sia andato piuttosto leggero e cauto nella descrizione di determinati eventi, ha voluto mostrare come il mondo arabo ha cambiato un po’ le sue prospettive. Sembra come se ci fossero dei buchi di trama nei film, in quanto dà la sensazione di scene tagliate.
Nel contesto il regista avrebbe potuto fare meglio, questo è sicuro, se gli attori non fossero stati bravi ad interpetrare le loro parti, sarebbe stato mediocre, anche perchè sono stati i pilastri del film che mi hanno affascinata.


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